Nel glossario dell’informatica il termine “resettare” significa portare un dispositivo nelle stesse condizioni in cui si trovava quando questo era stato appena comprato, togliendo perciò tutti i file creati, i programmi installati e le personalizzazioni eseguite. A che cosa serve resettare un dispositivo? Serve a riportarlo allo stato funzionale, con una sorta di “ritorno alle origini. Niente di inquietante dal punto di vista tecnico, ma se dal dominio meramente informatico ci si spostasse a quello socio-culturale evidentemente qualche dubbio sorgerebbe: chi è autorizzato a “resettare” un aggregato umano ? Sulla base di quali criteri ? Per fare riemergere quali “funzionalità” ? E per riaffermare quali interessi ? E a discapito di quale memoria sedimentata ?
Non sembrino domande retoriche o fuori contesto. Sono
mesi che, a livello globale, circola l’idea del “Grande Reset” , espressione con cui viene
indicato un cambiamento radicale del mondo della produzione, una volta superata
l’emergenza Coronavirus. Si tratta molto
più di un auspicio o di una semplice richiesta di “riavvio” delle economie
segnate dalla pandemia. (clicca per continuare a leggere)