mercoledì 2 luglio 2008

IN VIAGGIO VERSO IL NULLA VESTITI DA PAGLIACCIO, di Miriam Pastorino

(immagine tratta da internet)
L'immagine a fianco è tratta da internet

Si ripropone questo articolo apparso su alcune riviste culturali nell'ormai lontano 1994.

Anni fa, intorno ai primi anni Ottanta, arrivarono due mode che si autodefinivano “alternative” ma che venivano veicolate in grande stile dalla pubblicità e dai canali più convenzionali attraverso i quali, da quasi un secolo, viaggia la moda: le riviste femminili. Erano la moda del “pagliaccio” e quella del “finto proletario”.
Seguendo il diktat che tali mode imponevano, molti giovani, in tutto l’Occidente, accettarono di insaccarsi in pantaloni sgargianti e informi e in camicie di taglia sproporzionata per assomigliare al più classico dei clown o d'indossare le rozze salopette degli schiavi neri delle piantagioni degli stati dell’America del Sud, oppure gli spinosi maglioni dei pecorai delle Highlands, le rigide e poco confortevoli incerate dei marinai di Brest, le tute disseminate di tasche porta attrezzi dei carpentieri e dei portuali. Tutti questi abiti, o meglio, questi costumi, erano rigorosamente unisex, ossia adatti sia agli uomini che alle donne. (cliccare per continuare a leggere)